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Come crescere figli sicuri di se stessi

Come crescere figli sicuri di se stessi

La vita oltre che bella, è difficile, è dura, non sempre dona, ma toglie anche.

Questa non è una novità.

Ma lascia che tuo figlio possa comprenderlo piano piano.

Questo non è un articolo a favore del genitore “spazzaneve”, ovvero il genitore che tende a prevenire e ad evitare qualunque difficoltà e frustrazione al proprio figlio.

Ma è un articolo che parla di tempi giusti nella vita di un bambino:

C’è il tempo per sentirsi al sicuro e c’è il tempo per imparare ad affrontare le difficoltà da soli.

Vediamo meglio di cosa sto parlando.

Nella categoria opposta a quella del genitore “spazzaneve” c’è il genitore, il quale anche se involontariamente ed inconsapevolmente, pone delle difficoltà al proprio bambino.

Come?

Prendiamo ad esempio un bambino nel suo primo anno di vita.

Ha le sue piccole grandi sfide da superare: imparare ad interagire, farsi capire, esplorare lo spazio intorno a sè, cominciando a gattonare e poi a camminare, cadere, farsi male e rialzarsi.

Tutte le sfide sono accompagnate da bisogni e da emozioni.

 

Ciò che è veramente frustrante per un bambino è non essere visto e compreso nei suoi bisogni emotivi.

 

Cosa sono i bisogni emotivi?

Un bambino piccolo che prova un’emozione non sempre ovviamente la sa decifrare ed esprimere, ma in ogni caso prova qualcosa che lo può rendere felice, triste, inquieto o frustrato.

Nello sguardo e nella risposta del genitore trova non solo il senso di quello che egli sta vivendo ma soprattutto la soddisfazione del suo bisogno emotivo: una rassicurazione, una carezza, un sorriso, un abbraccio, ecc…

Questa funzione del genitore mi fa pensare ad un’immagine: un bimbo che non è ancora abbastanza alto per raggiungere un oggetto e vicino a lui il suo papà o la sua mamma che lo prende in braccia per permettergli di agguantare l’oggetto. Il bambino allunga il braccio e lo raggiunge.

Il genitore è per un bambino piccolo un mezzo, un tramite, un aiuto che non sostituisce il bambino stesso, ma che gli permette di sviluppare le sue capacità in un ambiente sicuro e protetto. Un ambiente dove viene visto e compreso.

Il fare esperienza di ciò permetterà pian piano al bambino che cresce di poter attingere con sicurezza alle sue risorse emotive. Significa che sarà in grado di dare un nome a quello che prova, a comprenderlo e ad esprimerlo correttamente. Lo aiuterà quindi a diventare sicuro di se stesso e competente da un punto di vista emotivo.

In questa ottica possiamo imparare molto dalla semplicità dei rapporti che esistono in natura tra la mamma e il suo cucciolo.

 

Ecco un bambino non è altro che un “cucciolo d’uomo”!

 

La sua genetica già lo indirizza molto bene al soddisfacimento dei bisogni primari e lo prepara all’interazione con la sua mamma o con chi si prende cura di lui.

Ha bisogno di essere allevato per crescere forte e sano.

E come ci dimostra Harlow nei suoi esperimenti con i cuccioli di scimmia, separati dalla madre poche ore dopo la nascita, scelgono di passare il tempo con una madre fantoccio ricoperta da una stoffa soffice e pelosa, in grado di offrire loro calore, piuttosto che quella costituita da solo ferro a cui è attaccato un biberon da cui nutrirsi.

Ovviamente la capacità di un genitore nel comprendere e soddisfare i bisogni emotivi di suo figlio, importanti come abbiamo visto quanto il nutrimento, dipende dal rapporto avuto a sua volta con i suoi genitori quando era bambino.

E’ infatti attraverso l’esperienza costruita nella relazione affettiva con i propri genitori o con altre figure di riferimento che ognuno di noi sviluppa quelle capacità emotive che ci permettono di vedere e comprendere i nostri bisogni emotivi e quelli dei nostri figli.

 

Ricordiamoci sempre che:

un genitore è prima di tutto un essere umano e in quanto tale ha le sue fragilità.

Riconoscerle è il primo passo per superarle.

Ma ricordiamoci anche che la perfezione non esiste e ciò vale anche per i genitori.

 

Dott. ssa Roberta de Sio Cesari.

Psicologa e Psicoterapeuta.

Per appuntamenti: Napoli e via Skype.

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roberta.desiocesari@gmail.com

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