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Sarebbe bastato uno sguardo

Sarebbe bastato uno sguardo

La storia di Stefano
Non mi sono mai abbastanza bravo, mai degno del rispetto di qualcuno.
Dopo l’ennesima occasione nella quale mi sono sentito screditato dal mio tutor ho avuto la  fortissima tentazione di mollare.
Basta! Volevo scappare, andare via e lasciarmi alle spalle quel mio continuo sentirmi inferiore a chiunque.
Poi un giorno, mentre ero lì seduto a studiare alla mia scrivania, ho pensato alla mia passione per la Medicina, che mi ha sempre guidato nello studio e nei tanti sacrifici che ho fatto. E proprio lì in quel momento mi sono detto che non avrei più permesso alle mie insicurezze di mettere tutto a rischio.
Pian piano ho capito!
Ho capito che ero sempre alla ricerca di quell’approvazione mai avuta da mio padre. La cercavo in ognuno che incontravo nel mio percorso di studi, prima i professori al Liceo e poi il tutor all’Università.
Invece, puntualmente rimanevo deluso e mi sentivo sempre allo stesso modo: inferiore, mediocre e inadeguato.
Sono andato allora all’origine del problema.
Ho imparato a conoscere mio padre come uomo ancor prima che come genitore. Ho trovato le ragioni personali nella sua storia di vita. Una storia fatta di fallimenti dai quali fa ancora fatica a riprendersi.
Ho ancora un pò di strada da fare, ma sono sicuro che, al termine di questo percorso, saprò accettare mio padre con le sue fragilità.

Il mio obiettivo ora è imparare a dare valore a me stesso senza dipendere dal giudizio altrui.

Quello che hai appena letto fa parte di una serie di racconti che ho scritto, i quali trattano i temi più comuni nelle terapie che svolgo con i miei pazienti. Nomi, dettagli, eventi e luoghi sono di fantasia nel totale rispetto del diritto di privacy dei miei pazienti.

 

Quello del giudizio altrui è un tema molto diffuso insieme a quello della ricerca della perfezione per essere visti, riconosciuti ed apprezzati dagli altri.

Come scrisse Aristotele nella sua “Politica”, l’uomo è un animale sociale e come tale tende ad aggregarsi con gli altri e a costituirsi come una società.

E ancora il bisogno di realizzazione e il bisogno di rispetto reciproco sono nella piramide dei bisogni di Maslow.

Quindi, senza dubbio, il confronto con gli altri ed il loro pensiero in merito alle nostre azioni e comportamenti hanno una rilevanza per ognuno di noi.

Per qualcuno però il pensiero dell’altro è un giudizio sul proprio valore.

Ma l’altro chi è?

Come per Stefano l'”altro” è colui che di volta in volta si presenta nelle occasioni delle prove, delle sfide e degli esami.

Ma la domanda cruciale da porsi in questi casi è: l’altro cosa rappresenta?

E’ questa la domanda “apri pista” che conduce verso l’analisi di un dei rapporti più significativi per l’essere umano.

Nel rapporto con i propri genitori risiedono le radice della propria autostima e della capacità, soprattutto, di darsi il giusto valore senza dipendere dal giudizio altrui.

Il padre e/o la madre riconoscendo al proprio figlio il suo valore gli permette di apprendere la capacità di stimare e amare se stesso.

Nel caso di Stefano, il protagonista della storia su raccontata, questo passaggio non è avvenuto in modo soddisfacente.

Ma sappiamo che un genitore giustamente è ben lontano dall’essere perfetto. Un genitore è stato a sua volta figlio ed è nella sua storia di origine che egli apprende i modelli che lo guideranno in futuro nel rapporto con suo figlio.

Può accadere ad esempio che un genitore riponga nel proprio figlio aspettative molto alte e quindi irrealizzabili con la conseguente frustrazione per il ragazzo/a che non si sentirà mai abbastanza. Oppure può tendere a lodarlo e gratificarlo, anche quando non si riscontra il motivo reale, perdendo autorevolezza sul tema e dando al figlio una versione irrealistica di sè, che presto dovrà confrontare con quella del mondo fuori dalle mura domestiche.

Ritornando a Stefano egli è rimasto intrappolato nel bisogno insoddisfatto che il padre lo apprezzi nello studio e nella carriera universitaria. Questo si traduce non solo nel suo far dipendere la visione di sè dal giudizio dell’altro, ma anche nella difficoltà che Stefano ha di tollerare anche la minima critica che può ricevere dal suo tutor.

Tutto ciò rende Stefano ansioso e affaticato quasi al punto da voler mollare l’università.

Ma si è aggrappato alla sua passione per la Medicina è ha deciso di non mollare e di affrontare il suo disagio, chiedendo aiuto ad uno Psicoterapeuta.

Una persona con le difficoltà di Stefano trae vantaggio da un percorso di Psicoterapia, attraverso il quale può andare all’origine del problema e risolverlo.

La Psicoterapia si configura come un processo di crescita, consapevolezza delle proprie dinamiche, comprensione di sè e dell’altro e responsabilizzazione.

Stefano passa da una posizione di pretesa nei confronti del padre, “sarebbe bastato uno sguardo” appunto, ad una posizione autocentrata che pone su di sè le responsabilità del proprio valore e della propria crescita.

E’ questo il processo di evoluzione che Stefano, e chiunque si ritrovi a fare i conti con la propria autostima, percorrono in Psicoterapia.

Attraverso la trattazione che segue il racconto illustro brevemente come aiuto le persone coinvolte in situazioni analoghe a superare le difficoltà che stanno incontrando.

L’obiettivo è quello di far “entrare nella stanza di terapia” attraverso un gioco di “come se” nel quale è possibile identificarsi.

Obiettivo ultimo è far comprendere cosa significa fare psicoterapia e cosa si fa nella “stanza di terapia”. Aspetti che restano a molti ancora oscuri.

 

Dott.ssa Roberta de Sio Cesari.
Psicologa e Psicoterapeuta.
Ricevo a Napoli e online.
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