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Perchè no? Perchè lo dico io!

Perchè no? Perchè lo dico io!

Questo articolo tenta di narrare della funzione paterna al giorno d’oggi ed in particolare dell’assenza di tale funzione.

Nel far ciò traggo le mie riflessioni dal pensiero di Massimo Recalcati, psicoanalista tra i più noti in Italia, il quale descrive egregiamente questo aspetto.

Egli definisce il nostro tempo come “il tempo dell’evaporazione del padre”.

 

Va fatta una precisazione: quando si parla di assenza del padre si intende la funzione paterna che può essere espressa da entrambi i genitori e da coloro che fungono da educatori (insegnante, allenatore, maestro…).

 

La funzione paterna ha culturalmente e simbolicamente un obiettivo specifico: trasmettere il senso del limite.

Con questa funzione il figlio, bambino o adolescente che sia, sperimenta la legge del limite.

E’ una legge che insegna al figlio che non tutto è possibile.

In questo modo egli riceve un NO ai suoi capricci o alle sue richieste.

Ovviamente non è una legge senza senso. Non è un NO senza motivo.

Ma il genitore, in questa sua funzione di limite, si assume la responsabilità di quel NO.

Da quì il titolo: perchè no? perchè lo dico io!

 

Le ragioni di quel NO risiedono negli ideali, nei valori e nei pensieri del genitore, il quale se ne assume la responsabilità.

 

La prima espressione della funzione paterna si osserva quando il genitore si interpone, si pone tra la mamma e il bambino uniti dalla nascita in una simbiosi strettissima.

L’altro genitore con la sua presenza interrompe questa fusione della madre con il suo cucciolo d’uomo e così si manifesta il primo esempio del limite.

Questa esperienza per il bambino è traumatica e benefica allo stesso tempo.

Traumatica perchè il bambino non vorrebbe mai interrompere la sua diade con la mamma.

Benefica perchè solo se ha il senso del limite e dell’impossibilità il bambino può imparare a desiderare.

E’ per questa sua funzione benefica che il senso del limite trasmesso dal padre è così importante per il figlio.

Il desiderio non è godimento immediato e appagamento effimero degli istinti.

Il desiderio è la spinta che dirige in una direzione e fa fare delle scelte.

Ma non c’è desiderio da rincorrere e conquistare senza avere il dubbio di poterlo ottenere.

Con i suoi NO il padre fa una promessa a suo figlio: “Se raggiungi ciò che desideri, sarà più gratificante del godimento immediato”.

Oggi questo aspetto nella relazione genitori e figli, ma anche educatori e bambini/adolescenti, è fortemente compromesso.

L’assenza di questa legge del limite, che deriva dall’assenza della funzione paterna, caratterizza la nostra società.

 

I bambini e i ragazzi oggi stanno crescendo con l’illusione che non esistono limiti.

 

Si osserva una dilagante tendenza ad assecondare il volere dei figli.

Si è passati da un’educazione che è stata definita autoritaria ad una condizione nella quale è il bambino a comandare.

Il bambino non è più lui ad adattarsi alle regole della famiglia, ma è lui ad imporre i suoi capricci.

In questo senso osserviamo bambini intolleranti all’esperienza del limite.

Bambini che si dimenano, sbattendo pugni e calci sul pavimento come se stessero in preda ad una profonda crisi.

Di certo alcune volte il capriccio può avere un significato che va ben oltre l’oggetto/giocattolo rivendicato, ma non è assecondandolo che si coglie il messaggio che il bambino vuole trasmettere o che si risolve il suo bisogno.

Negli adolescenti osservo nella pratica clinica comportamenti che spesso vengono interpretati come sfide nei confronti dei genitori. I loro comportamenti più che una sfida sono un richiamo al senso del limite. L’impossibilità dettata dalla regole rappresenta una cornice entro la quale egli si sperimenta e senza la quale si sente spaesato e senza punti di riferimento.

Da quì i comportamenti con i quali si spingono appunto al limite, come quelli autolesionistici, consumo di droghe e alcool.

 

Tutto questo in parte accade perchè il genitore di oggi valuta la sua capacità genitoriale in base alla felicità effimera di un figlio. Del tipo: lui ha o fa tutto ciò che vuole quindi io sono un bravo genitore che garantisce la felicità di un figlio, anche spesso con duri sacrifici.

 

Anche l’ansia e la depressione, purtroppo, in crescita tra gli adolescenti sono espressioni di un tempo moderno senza limiti.

L’ansia di riuscire a tutti i costi perchè tutto è possibile, l’ansia che si prova scoprendo da impreparati i propri limiti per la prima volta.

La depressione perchè l’adolescente non desidera più. Circondato dagli oggetti del suo appagamento immediato ed effimero si deprime vivendo in un presente infinito, invece, di tracciare la sua strada verso il desiderio, quindi verso il futuro.

 

Ovviamente questa panoramica non vuole descrivere appieno la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza oggi, ma la pratica clinica è piena di casi simili.

E questi casi sono espressione di questo aspetto della società moderna.

Una società dove gli adulti hanno perso di autorevolezza. Dove i ruoli non contano e la gerarchia verticale tra genitori e figli è fortemente indebolita.

 

Gli adulti di oggi con una responsabilità educativa nei riguardi dei bambini ed adolescenti sono chiamati a trovare un nuovo equilibrio tra quell’educazione autoritaria che è stata combattuta e questa assenza del limite che viviamo oggi.

 

Questo perchè i figli ne hanno bisogno e sono in attesa.

 

Non vi riporto la mia conclusione di rito che trovate alla fine di tutti gli articoli che trattano il tema della genitorialità.

Ciò in quanto questa volta non voglio sottolineare un cambiamento che può partire dal singolo genitore tra le sue mura di casa (anche ovviamente), ma un cambiamento sociale che coinvolge noi adulti in tutti i contesti e livelli, familiare, politico e scolastico.

 

Dott.ssa Roberta de Sio Cesari

Psicologa e Psicoterapeuta.

Ricevo a Napoli e via Skype.

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