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Come superare l’ansia da separazione negli adulti

Come superare l’ansia da separazione negli adulti

E’ periodo questo di viaggi, di partenze verso luoghi lontani o anche vicini dove semplicemente rilassarsi e rigenerarsi.

Non tutti però lasciano la propria casa e i propri cari con serenità e spensieratezza.

Per alcuni, infatti, allontanarsi da casa può non essere facile.

Lasciare i propri genitori o più in generale la propria famiglia può essere vissuto con preoccupazione o vera e propria ansia da separazione.

Anche solo il pensiero di organizzare un viaggio ed allontanarsi può generare ansia.

Aerei, treni e gallerie possono essere associati ad uno stato ansioso.

L’ansia da separazione è stata da sempre associata ai bambini, nei quali si osserva una profonda angoscia quando separati dalla figura di riferimento e una costante ricerca della sua attenzione quando essa è presente.

Ma verso la fine degli anni ‘90 e gli inizi del 2000 diversi autori americani descrissero alcuni pazienti adulti con sintomi da Disturbo d’Ansia da Separazione.

Agli adulti può succedere infatti di provare:

  • ansia molto marcata quando avviene la separazione dalle figure familiari e/o di riferimento;
  • persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla possibile perdita di una figura di riferimento o che gli possa accadere un evento negativo e imprevisto;
  • difficoltà a stare lontani da casa molte ore e desiderio di ritornare in famiglia.

 

Quali possono essere le cause del Disturbo d’Ansia da Separazione negli adulti?

Non ci sono ancora evidenze scientifiche che lo dimostrano, ma è plausibile che una delle cause possa essere l’ansia da separazione non superata in età infantile.

A mio parere soltanto una visione del contesto familiare, focalizzata sui legami, può svelare per ogni singola persona il motivo della sua ansia.

In particolare possiamo trovare famiglie nelle quali un membro, come ad esempio un figlio, occupa una posizione non sua nelle dinamiche tra i vari componenti.

Immaginiamo una famiglia seduta intorno ad un tavolo. Un componente della famiglia trova una sedia libera e decide di sedersi proprio lì. 

Può capitare che può ritrovarsi così ad occupare ad esempio il posto di marito nei confronti della mamma o di padre per i suoi fratelli.

Questo spostamento determina inevitabilmente dei coinvolgimenti emotivi molto forti e vincolanti da parte di colui o colei che si trova seduto sulla sedia sbagliata.

Sono processi questi spesso inconsapevoli.

Mi capita di frequente in terapia che i pazienti si rendano conto d’improvviso della posizione che hanno occupato per lungo tempo. Si verifica una presa di consapevolezza forte ed energica, come un lampo che illumina quella porzione di terra e mette ben in vista tutte le sue caratteristiche. D’improvviso il paziente si rende conto appunto che le sue emozioni ed i suoi legami familiari sono stati fortemente influenzati dall’aver occupato quel posto in famiglia non suo.

A questo chiaramente può essere collegata l’ansia da separazione.

Un figlio che occupa il posto di un padre, ad esempio, può sentirsi indispensabile e responsabile per la sua famiglia e da questo l’ansia di lasciarla sola e la paura che possa succedere un evento negativo ai suoi familiari in sua assenza.

Occupare il posto di un genitore conferisce al figlio un vantaggio secondario che è quello di sentirsi forte e potente nei rapporti familiari. Egli però non ritrova le stesse dinamiche e la stessa “sicurezza” fuori dalla famiglia, ad esempio nel gruppo di amici, nel quale insistono dinamiche diverse.

Questa differenza tra il sentirsi forte e sicuro in famiglia, seppure determinata da una disfunzione familiare, e il sentirsi inadeguato nel gruppo dei pari può spiegare anche l’ansia di sperimentarsi lontano da casa, fuori dalla zona di comfort, e il desiderio conseguente di ritornare in famiglia.

Murray Bowen, uno dei padri fondatori della Terapia familiare, con il concetto di “massa indifferenziata dell’io della famiglia” contribuisce a comprendere le possibile cause dell’ansia da separazione.

 

Con questa espressione egli vuole descrivere un’unica identità emotiva presente in tutte le famiglie. Una sorta di fusione che può essere più o meno intensa a seconda delle caratteristiche di una famiglia.

Il compito di un figlio è quello di svincolarsi dal proprio nucleo familiare attraverso un processo di autodefinizione che Bowen chiama “differenziazione”.

Il compito dei genitori è quello di facilitare tale processo, ricercando l’equilibrio tra il far sentire il proprio figlio appartenente alla famiglia con il suo sistema di valori e al tempo stesso promuovere la separazione dalla famiglia.

Nelle famiglie nelle quali la vicinanza emotiva è così intensa che i membri conoscono e provano sentimenti, pensieri, fantasie e sogni gli uni degli altri, separarsi può essere un processo molto insidioso.

Di conseguenza in questi casi un figlio ad esempio può allontanarsi da casa portando con sè un bagaglio ingombrante fatto delle questioni familiari. Inevitabilmente questo può provocargli ansia. 

 

 Quale terapia per l’ansia da separazione?

Come abbiamo visto solo lo sguardo alla situazione familiare ci permette di capire le dinamiche all’origine dell’ansia.

Di conseguenza la terapia con la famiglia o con la persona singola, ma chiaramente focalizzata su questi aspetti relazionali, è la strada più adatta e funzionale per il trattamento del disturbo d’ansia da separazione.

E’ un percorso che permette al paziente di prendere consapevolezza del suo ruolo occupato in famiglia ed eventualmente dello spostamento di ruoli che si è verificato con le conseguenti implicazioni.

Solo questo tipo di consapevolezza può dare vita ad un cambiamento e quindi a quel processo di crescita che Bowen chiama “differenziazione”.

In questo modo la famiglia può diventare quel porto dal quale salpare, al quale ritornare per fare rifornimento di energie, ma dal quale poter nuovamente ripartire.

 

Dott.ssa Roberta de Sio Cesari

Psicologa e Psicoterapeuta.

Ricevo a Napoli in studio e via Skype.

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roberta.desiocesari@gmail.com