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La sofferenza ereditata

La sofferenza ereditata

“Le sofferenze familiari, come gli anelli di una catena, si ripetono di generazione in generazione finché un discendente acquista consapevolezza e trasforma la sua maledizione in una benedizione”.

Le parole di Alejandro Jodorowsky parlano di una storia scritta che si tramanda di generazione in generazione, ma parlano anche della possibilità di essere sempre autori del nostro destino.

Un evento fortemente doloroso può incidersi profondamente nella memoria di una persona fino a divenire quell’evento “spartiacque”: quell’evento che sancisce la vita prima e dopo.

L’evento cambia nel profondo una persona.

In questo senso la sofferenza che ne deriva prende molto spazio nella storia di vita di una persona. L’evento doloroso finisce per definire la sua storia.

Il ricordo e la sua sofferenza possono essere ripetutamente raccontati oppure messi a tacere.

 

I figli cosa ereditano di tutto questo?

Gli elementi che vengono ereditati da un figlio sono:

  • il modo con il quale un genitore reagisce all’evento doloroso;
  • il modo attraverso il quale egli trova un senso al dolore;
  • come da questo dolore si fa influenzare.

Quando lasciamo che un evento doloroso e traumatico ci definisca inevitabilmente questo influenza moltissimi aspetti:

  • le relazioni e soprattutto quelle più significative come quella con i propri figli;
  • il modo di vedere la vita;
  • il modo di approcciarsi alle sfide che la vita presenta.

Dire che un evento finisce per definire una persona significa dire che da questo deriva il senso dato a tutto o quasi ciò che può accadere in seguito.

Facciamo l’esempio della perdita improvvisa di una persona cara.

Questo chiaramente genera profonda sofferenza e si può impiegare molto tempo per l’elaborazione del lutto.

Da questo evento però la persona che lo subisce può far derivare il senso di molte altre cose.

Ad esempio può portare con sè nel rapporto con le persone care, tra le quali un figlio, la profonda e costante paura di perderla.

Ovviamente tutti i genitori hanno paura di perdere un figlio, ma colui che ha fatto un’esperienza di perdita improvvisa di una persona cara può tendere a farsi completamente divorare da questa paura. Ciò finisce per influenzare il rapporto, magari cercando di limitare la libertà del proprio figlio, trasmettendogli l’ansia di allontanarsi e quindi di vivere e sperimentarsi.

Tutto ovviamente in buona fede e con l’obiettivo di proteggerlo.

Ecco in questo senso l’evento è diventato totalizzante e viene quindi trasmesso di generazione in generazione, diventando di conseguenza centrale anche nella vita di un figlio.

Ovviamente la sofferenza a causa di un evento traumatico è inevitabile e umana e a chi la vive non resta che attraversare la tempesta.

Quando lasciamo che la sofferenza dia senso a tutto quello che accade ovviamente negativamente allora ci stiamo creando degli ostacoli e ci stiamo bloccando nella tempesta.

Riprendendo anche le parole di Jodorowsky sia per chi vive in prima persona la sofferenza sia per chi la eredita come nel caso del figlio, entrambi hanno il potere non solo di attraversare la tempesta, ma anche di portarsi con se nuovi insegnamenti e sentirsi più forti proprio grazie ad essa.

E ricordiamoci sempre che:

un genitore è prima di tutto un essere umano e in quanto tale ha le sue fragilità.

Riconoscerle è il primo passo per superarle.

Ma ricordiamoci anche che la perfezione non esiste e ciò vale anche per i genitori.

Dott.ssa Roberta de Sio Cesari.

Psicologa e Psicoterapeuta.

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