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Quando il lavoro diventa un incubo

Quando il lavoro diventa un incubo

Il lavoro può diventare un incubo quando si soffre di ansia da prestazione lavorativa.

L’ansia da prestazione lavorativa è l’eccessiva preoccupazione di come si svolge il proprio lavoro.

Alla base di tale ansia si trova il pensiero di non sentirsi mai all’ altezza delle aspettative personali e di quelle che si pensa abbiano gli altri nei propri confronti.

Di sovente può accadere che, alle prese con un nuovo lavoro o con nuove mansioni, possa subentrare una leggera ansia, legata al fatto stesso di trovarsi ad avere a che fare con aspetti nuovi del proprio lavoro o con nuovi colleghi.

Il discorso è ben diverso quando, invece, l’ansia raggiunge livelli molto intensi fino anche a sperimentare veri e propri attacchi di panico a lavoro.

In questi casi i colleghi o il datore di lavoro diventano giudici severi del proprio lavoro e più in generale di se stessi come persone.

La persona che soffre di ansia da prestazione lavorativa:

  • pensa di ricevere sempre giudizi negativi dagli altri e ciò accade perchè sente che quello che fa non è mai abbastanza o non è fatto mai abbastanza bene;
  • soffre di ansia anticipatoria: la mente anticipa possibili situazioni nelle quali si trova in difficoltà;
  • tende a rimurginare sulle mansioni appena svolte sempre in un’ottica iper critica e svilente;
  • tende a dare molto risalto alle critiche e ai fallimenti piuttosto che ai successi personali;
  • e’ molto rigido e severo con se stesso;
  • fa fatica a “staccare” dal lavoro e a casa e in famiglia si mostra irritabile, stanco, triste, nervoso e silenzioso.

Come un circolo vizioso questo atteggiamento di fondo, con il quale affronta il lavoro, molte volte determina proprio la non riuscita di un compito e la conseguente sensazione di fallimento.

Ciò va ad alimentare il pensiero di non essere abbastanza e non essere all’ altezza delle aspettative con la conseguenza di bloccare la persona nella morsa della disistima.

Ma cosa può celarsi dietro all’idea di non sentirsi mai all’ altezza?

L’origine va spesso ricercata nei modelli familiari e nel significato che il successo ed il fallimento hanno rappresentato nella propria famiglia.

In una famiglia possiamo ritrovare, ad esempio, l’idea che il successo scolastico prima e lavorativo poi sono gli unici modi per guadagnarsi la stima dei propri genitori. Ma come si definisce un limite in questi casi? Quanto basta per sentirsi stimati se la misura è così mutevole, relativa e aleatoria?

Oppure un figlio può aver male interpretato la continua e sana spinta da parte del genitore a fare bene e a riuscire, pensando che solo se riesce e ha successo può essere voluto bene e considerato.

Inoltre spesso la persona con ansia da prestazione lavorativa, essendo molto severa con se stessa, non ammette le imperfezioni e non ammette i propri limiti. Ciò significa che non tollera la possibilità di fare errori, di sentirsi stanca e senza energie.  Ma proprio questo atteggiamento la porta spesso a consumare molte energie e a vivere con tensione negativa e poca concentrazione le mansioni lavorative.

Cosa fare quindi per vivere serenamente il proprio lavoro?

  • Definire il proprio significato di “realizzazione personale”: arrivare ad una definizione personale libera da quegli schemi familiari che possono averti condizionato fino a questo momento;
  • Accettare la possibilità di sbagliare, arrivando anche ad imparare dai tuoi stessi errori;
  • Comprendere che non puoi essere perfetto perchè la perfezione non esiste, ma puoi essere la migliore versione di se stesso.

 

Dott. ssa Roberta de Sio Cesari.

Psicologa e Psicoterapeuta.

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